New EU Copyright Law: what changes for users and websites

The European Council approved last April 15, 2019 the new copyright law. Here's what the most controversial articles provide for and what will change

With the approval of the European Council last April 15, 2019, the legislative process (at least at the continental level) of the European Union's copyright reform has definitively ended. The rule, at the center of a bitter dispute between publishers and content creators on the one hand and Silicon Valley bigwigs and various personalities from the world of the web on the other, will now have to pass for the approval of the Parliaments of the 27 states of the Union.

In the immediate future, therefore, little or nothing should change: the individual states have up to 2 years to transpose the rule laid down by the continental authorities and thus turn it into law. In this period of time, and with the elections for the renewal of the European Parliament just around the corner, the EU copyright law could be changed substantially, perhaps incorporating some of the proposals made in recent months through appeals and various signatures (the one on Change.org, for example, has collected 5 million subscriptions).

EU Copyright Law: the perplexities

Specifically, the main criticisms and perplexities (not only from the web companies, but also from several experts of the web world) have been Article 11 and Article 13 (which in the last version of the text approved by the Strasbourg Parliament have become Article 15 and Article 17). These two regulations substantially modify the relationship between content creators - not only audio and video, but also textual - and managers of web portals of different kinds.

The aim of the legislators is to equalize the figures of musical or cinematographic artists with those of publishers and editors, guaranteeing greater rights and fairer remuneration to all. According to several European law experts, however, the copyright reform could lead to some distortions that, in the most negative scenarios, could foster the emergence of censorship practices.

Article 11 EU copyright reform: what it provides for and what it changes

Article 11 of the EU copyright law, which has meanwhile become Article 15 of the final text of the reform, provides that publishers and content creators must authorize the republication of their content. Secondo il testo della legge (recante il titolo "Protezione delle pubblicazioni di carattere giornalistico in caso di utilizzo digitale"), le piattaforme online che pubblicano snippet (ossia, dei frammenti di informazione estratti da altri siti e piattaforme web) devono ottenere una licenza "preventiva" dal detentore dei diritti. La licenza può essere concessa sia in forma gratuita oppure a pagamento. Il testo non prevede alcuna eccezione se non nei casi in cui lo snippet riporti brevi frasi o singole parole.

Secondo diversi esperti, l’attuale formulazione dell’articolo 11 (15 che dir si voglia) lascia spazio a interpretazioni ambigue (non specifica, ad esempio, quanto brevi debbano essere le frasi degli snippet) e potrebbe creare ulteriore confusione nell’ambiente. Inoltre, colpirebbe non solo gli aggregatori di notizie, ma anche i motori di ricerca, che potrebbero essere chiamati a modificare in maniera radicale la loro interfaccia utente e le modalità di visualizzazione dei risultati della ricerca.

  • Cosa cambia per editori e redattori. Come accennato, lo spirito originario della norma è quello di garantire maggiori diritti e un compenso equo per editori e creatori di contenuti. Una volta che la legge copyright UE sarà recepita dai singoli stati, gli editori di testate online dovranno contrattare con motori di ricerca e aggregatori di notizie per cedere in licenza i loro contenuti che, altrimenti, non potranno essere ripubblicati
  • Cosa cambia per motori di ricerca e aggregatori di notizie. Le società che gestiscono motori di ricerca e aggregatori potranno seguire due strade. Cercare un accordo con i vari editori per continuare a ripubblicare i loro contenuti e mantenere lo status quo; oppure decidere di non pagare nulla e mostrare snippet gratuiti, formati da poche parole e senza alcuna descrizione. Nei mesi passati, ad esempio, Google ha avviato una sorta di sperimentazione, mostrando agli utenti europei alcuni esempi di SERP post-riforma. Molti dei risultati delle pagine di ricerca erano completamente bianchi, o quasi: il titolo era formato solamente dalla URL, mentre il campo dedicato alla descrizione della pagina era completamente bianco. Secondo i dati diffusi dal gigante di Mountain View, i portali oggetto di questa sperimentazione hanno subito un calo di visite del 30% circa. Facebook, invece, vuole creare una piattaforma sulla quale gli editori possano creare contenuti di qualità, da proporre in esclusiva agli oltre 2 miliardi di iscritti alla rete social
  • Cosa cambia per i lettori. Gli internauti si troveranno proverbialmente tra incudine e martello. Portali come Google News potrebbero sparire dall’oggi al domani (cosa già accaduta in Spagna nel 2013), mentre i risultati delle loro ricerche potrebbero essere mostrati in maniera parziale. Chi è solito leggere news e tenersi informato sul web potrebbe essere costretto a cambiare le proprie abitudini, andando a cercare le notizie che più gli interessano direttamente sul portale della testata e non tramite aggregatori, app per smartphone o motori di ricerca

Articolo 13 riforma copyright UE: cosa prevede e cosa cambia

L’articolo 13 della legge copyright UE (diventato oggi articolo 17 del testo approvato dal Parlamento europeo e dal Consiglio europeo) vuole regolamentare il rapporto tra le piattaforme che consentono la pubblicazione di materiale e contenuti da parte degli utenti e detentori di diritti d’autore di vario genere. La norma (che reca il titolo "Utilizzo di contenuti protetti da parte di prestatori di servizi della società dell’informazione che memorizzano e danno accesso a grandi quantità di opere e altro materiale caricati dagli utenti") obbligherà piattaforme come YouTube e Facebook a ottenere licenze specifiche per consentire ai loro utenti di caricare video o tracce audio di canzoni, film e video protetti dal diritto d’autore. Lo scorso febbraio, ad esempio, proprio Facebook è stata condannata per violazione del copyright per aver ospitato sulla piattaforma link che conducevano a contenuti piratati la cui licenza è di proprietà di Mediaset.

Nel caso in cui venga caricato online un contenuto non licenziato, il detentore dei diritti potrebbe rivalersi sulla piattaforma che lo ha permesso. In questo caso, il testo prevede delle esenzioni per startup con fatturato inferiore ai 10 milioni di euro, meno di 5 milioni di visitatori ogni mese e non esistano da più di tre anni.

  • Cosa cambia per artisti, attori, società di produzione. Cantanti, artisti di vario genere e società di produzione otterranno compensi maggiori da parte delle piattaforme basate su contenuti caricati dagli utenti (user generated content in inglese). Prima che una loro creazione possa essere caricata online, infatti, dovrà essere concessa in licenza d’uso prima alla piattaforma stessa e poi, indirettamente, ai suoi utenti. Se ciò non dovesse avvenire, i detentori dei diritti potrebbero rivalersi sia contro l’utente sia contro i gestori della piattaforma
  • Cosa cambia per le piattaforme UGC. Per evitare di incappare in pesanti sanzioni e interminabili procedimenti giudiziari, le piattaforme UGC come YouTube e (in parte) Facebook saranno chiamate a contrattare con le diverse società che gestiscono i diritti d’autore (come la SIAE, ad esempio) e a implementare dei filtri che controllino i contenuti dei file caricati prima di essere effettivamente pubblicati. Una misura che, secondo alcuni esperti di diritto, potrebbe rappresentare un freno alla nascita e crescita di nuove realtà imprenditoriali in questo settore