Uno studio dice che ci stiamo ancora evolvendo: come stiamo cambiando

L'evoluzione dell'Homo Sapiens è ancora in atto, e corre più velocemente che in passato. Uno studio sulla terza arteria del braccio lo dimostra.

Che il nostro braccio possa ospitare una terza arteria è cosa nota: si tratta di una formazione embrionale, che generalmente scompare durante la gestazione per essere sostituita dalle arterie radiale e ulnare.

Alcuni esseri umani mantengono la terza arteria brachiale anche dopo la nascita. Secondo uno studio dell’Università di Adelaide, in Australia, la presenza di questo tratto può essere indice di un processo micro-evolutivo, ma soprattutto ci dà la misura della velocità a cui il corpo umano si sta evolvendo.

I segni dell’evoluzione negli uomini

Il nostro corpo porta i segni di un’evoluzione della specie che dura da decine di migliaia di anni, e che continua sulla via dell’adattamento alle mutevoli condizioni di vita dell’homo sapiens sul pianeta.

La capacità di digerire latte di mucca, per esempio, è una mutazione genetica che interessa meno del 25% della popolazione mondiale: se alcuni umani adulti possono digerire il latte di altri animali, ciò si deve ad una variazione genetica apparsa in Ungheria circa 7.500 anni fa.

Anche i denti del giudizio sono indice dell’evoluzione della specie umana: sempre più spesso vengono tagliati dal nostro corredo di nascita, perché non più necessari e per lasciare più spazio allo sviluppo delle strutture cerebrali.

Si crede che il primo uomo con gli occhi azzurri non sia nato prima di 10.000 anni fa: anche gli occhi azzurri sarebbero frutto di una mutazione genetica in chiave micro-evolutiva, conseguenza di una singola mutazione avvenuta tra 6.000 e 10.000 anni fa.

Si potrebbe facilmente credere che tali modifiche genetiche occorrano nell’arco di lunghissimi periodi di tempo, ma i ricercatori dell’Università di Adelaide hanno scoperto che l’evoluzione del corpo umano viaggia probabilmente molto più velocemente di quanto ci aspettassimo. 

Uno studio sulla presenza di una terza arteria brachiale, pubblicato nel 2020, dimostra quanto rapidamente il corpo umano stia mettendo in campo strategie adattative e micro-evolutive.

L’evoluzione della specie viaggia veloce

La ricerca del Dottor Teghan Lucas mostra un incremento significativo della presenza dell’arteria mediana negli esseri umani, dalla fine del XIX secolo ad oggi. Si tratta di un vaso sanguigno che tende a sparire entro le prime otto settimane di gestazione, ma la cui presenza sta diventando – molto velocemente – sempre più frequente negli umani adulti.

Secondo il dottor Lucas lo studio dimostra che "gli esseri umani moderni si stanno evolvendo ad un ritmo più veloce rispetto a qualsiasi momento degli ultimi 250 anni".

Se tra le persone nate nel 1880 l’arteria mediana era presente nel 10% della popolazione, in quelle nate alla fine del ventesimo secolo si trova un 30% di casi in cui la terza arteria è stata mantenuta. 

Già uno studio di Henneberg e George del 1995 indicava la sempre più frequente presenza dell’arteria mediana come possibile trend evolutivo della specie homo sapiens. Lo studio di Lucas e colleghi va ancora oltre: su 78 persone analizzate, nate tra l’inizio e la metà del secolo scorso, sono state individuate ben 26 arterie mediane, un tasso di prevalenza del 33,3%. 

Secondo lo studio "le persone che nasceranno tra ottant’anni avranno un’arteria mediana, se il trend continua": la terza arteria dell’avambraccio andrebbe dunque a costituire la normalità dell’uomo del futuro. Come anche la fabella, nel ginocchio, ed altri ossicini detti "sesamoidi" che stanno aumentando la propria incidenza di tre volte rispetto ad un passato non così remoto.

Le ricerche sull’evoluzione del corpo umano proseguono: ci consegnano ad oggi l’immagine di un uomo senza denti del giudizio, con meno peli, pollici più grandi e con un’arteria in più, ma soprattutto l’immagine di un’evoluzione più veloce di quanto ci si aspettasse.

Alessandra Caraffa