Mark Zuckerberg's company, pressured by governments and public opinion, is increasing its efforts to counter the spread of fake news: here are the latest results.
The global success of Facebook has made this platform an ideal tool for spreading fake news, as is now clear and known to everyone and as Facebook itself has admitted. It is not, however, spontaneous phenomena: behind the circulation of fake news, in fact, more and more often there are organized groups that exploit the limits of the algorithms of social.
The circulation of a news on Facebook depends mainly on some metrics related to the involvement of users: if shortly after a post has been published it begins to collect likes and shares, in fact, the algorithm of the Facebook news feed highlights it and proposes it to more and more users. Questo meccanismo, è facile capirlo, può essere manipolato e sempre più persone e aziende lo fanno per mestiere. Sono le “fabbriche delle fake news“, chiamate anche “troll farm“, che ultimamente hanno iniziato a far circolare anche i pericolosissimi video deepfake. Cioé quei video realizzati con l’intelligenza artificiale in cui ad una persona vengono fatte dire cose che non ha mai detto.
Facebook chiude le fabbriche di fake news
Sempre più pressata dai Governi e dall’opinione pubblica, Facebook ha ormai un “reparto speciale" dedicato a scoprire e bloccare le fabbriche di notizie false e deepfake. I risultati cominciano a vedersi: nell’ultimo “Coordinated Inauthentic Behavior Report" di marzo Facebook elenca tutte le fabbriche di fake news scoperte il mese scorso e sono davvero tante.
Per la precisione, a marzo 2021, Facebook ha bloccato:
- 1.167 account Facebook
- 255 pagine Facebook
- 34 gruppi Facebook
- 290 account Intagram
Questi profili, gruppi e pagine erano gestiti da gruppi organizzati operanti in mezzo mondo:
- Albania
- Spagna
- El Salvador
- Argentina
- Egitto
- Israele
- Benin
- Isole Comore
- Georgia
- Messico
Alcune di queste fabbriche di fake news seguivano precisi scopi politici, come quella in Albania che aveva il compito di “spingere" i post in favore del MEK, un gruppo terroristico iraniano i cui membri hanno trovato rifugio nel Paese balcanico.
Coordinated Inauthentic Behavior
Con l’espressione “Coordinated Inauthentic Behavior" Facebook intende proprio il comportamento (inautentico ma coordinato) di questi gruppi che lavorano per sfruttare l’algoritmo del social.
Come spiega la stessa Facebook facendo l’esempio della fabbrica di fake news albanese, scoperta e bloccata a marzo, “lo stesso operatore è in grado di eseguire più account; a rovescio, più operatori sono stati in grado di eseguire lo stesso account. Questi sono alcuni dei tratti distintivi di una cosiddetta fattoria dei troll, un luogo fisico in cui un collettivo di operatori condivide computer e telefoni per gestire insieme un pool di account falsi come parte di un’operazione di influenza“.