Uno studio ha coinvolto quasi 5mila persone per oltre 30 anni, per dimostrare quel che sapevamo: mangiare vegetariano diminuisce i rischi di malattie cardiovascolari. E di molto.
Uno studio pubblicato dal Journal dell’American Heart Association dimostra, dopo un esperimento lungo 32 anni, che una dieta centrata sui prodotti di origine vegetale diminuisce la possibilità di disturbi cardiovascolari. E non soltanto sul medio periodo, ma anche a distanza di molti anni.
Una dieta basata su cibi di origine vegetale
L’alimentazione suggerita generalmente da medici e nutrizionisti, sempre inevitabilmente accoppiata con la giusta dose di attività fisica, è idealmente composta di molta e varia verdura, frutta, legumi, carne e pesce senza pelle e prodotti con basse percentuali di grassi saturi.
La ricerca guidata dalla Dottoressa Yuni Choi, dell’Università del Minnesota, valuta l’impatto sul lungo periodo di una dieta esplicitamente definita come "a base di cibi di origine vegetale"; non si parla mai apertamente di dieta vegetariana, nello studio, e neanche di cibi specifici, come spesso avviene.
"Le prime ricerche erano focalizzate su singoli nutrienti o singoli cibi" afferma Choi "ma si sa molto poco sugli effetti a lungo periodo di una dieta centrata su cibi di origine vegetale", le piante e i frutti della terra, per capirsi.
Una dieta nutrizionalmente ricca e centrata su cibi di origine vegetale "non è necessariamente vegetariana", spiega Choi, "prodotti di origine animale possono comunque essere consumati di tanto in tanto" con moderazione, purché il centro dell’alimentazione resti composto in misura maggioritaria da piante, possibilmente poco lavorate, e frutti.
Lo studio si focalizza sugli effetti a lungo termine di questo tipo di dieta in particolare in relazione alla probabilità di sviluppare malattie e disturbi a carico dell’apparato cardiocircolatorio.
La ricerca di Choi e colleghi si è servita di un esperimento di proporzioni inusuali: 4.946 adulti esaminati, che all’inizio dell’esperimento avevano tra i 18 ed i 30 anni, nel corso di uno studio iniziato nel 1985 e pubblicato soltanto oggi.
Cambiare la propria dieta da giovani per stare bene da grandi
Il lunghissimo esperimento i cui dati sono stati ereditati dal team guidato dalla Dottoressa Choi dimostra che una modifica in senso vegetariano della propria dieta, iniziata nella giovane età adulta, è associata ad un più basso rischio di malattie cardiovascolari nella mezza età.
I partecipanti all’esperimento, coinvolti oltre trent’anni fa, erano all’epoca completamente privi di malattie o disturbi cardiocircolatori: 2.509 adulti neri e 2.437 adulti bianchi, di cui circa il 55% donne.
Tutti i partecipanti sono stati sottoposti a otto esami di controllo tra il 1987 ed il 2016, test che includevano esami clinici, misurazioni fisiche, raccolta delle anamnesi e delle indicazioni sullo stile di vita seguito dai volontari.
A differenza della maggior parte degli studi di questo genere, ai partecipanti non è stata data alcuna indicazione in merito alla dieta da seguire. L’idea originale era infatti quella di collezionare dati privi di pregiudizi, relativi ad una dieta abituale e realistica sul lungo termine.
I cibi sono stati suddivisi in classi di rischio che includono ben 46 gruppi di alimenti: tra i cibi benefici figurano ovviamente frutta, verdura, legumi, farine grezze; tra quelli dannosi spiccano le patatine fritte, gli alcolici e la carne rossa; i cibi considerati neutrali sono le patate, i grani raffinati e le carni magre.
I risultati della ricerca sono piuttosto chiari: dopo 32 anni dall’inizio dell’esperimento, 289 dei partecipanti hanno sviluppato problemi cardiovascolari. Le persone che hanno ottenuto punteggi più alti per la propria dieta, quelle che mangiavano più cibi benefici, quindi quelli con una dieta più vegetariana degli altri, hanno registrato il 52% di possibilità in meno di incorrere in malattie cardiovascolari.
Il risultato che più interessa i ricercatori è però un altro: le persone che hanno migliorato la propria dieta tra il settimo e il ventesimo anno di corso del lunghissimo esperimento, che hanno cioè iniziato a consumare essenzialmente cibi di origine vegetale, hanno mostrato il 61% di probabilità in meno di sviluppare quel tipo di disturbi rispetto agli altri partecipanti.
Purtroppo, ammettono i ricercatori, all’epoca in cui iniziò l’esperimento non c’erano ancora molti vegetariani, perciò non è possibile indicare quali siano le statistiche relative ad una dieta strettamente vegetariana.
Una cosa è certa: oltre a diminuire in maniera importante il proprio impatto ambientale, il consumo di alimenti di origine vegetale diminuisce il rischio di malattie cardiovascolari sul medio e sul lungo periodo. Anche se la propria dieta viene "corretta" in corso d’opera.
Alessandra Caraffa