La tecnologia usata dalle scarpe di Jacobs, definite da Bolt “innovazione strana e ingiusta”: il complicato rapporto tra sport e tecnologia.
La storico oro olimpico di Marcell Jacobs, primo velocista italiano a salire sul gradino più alto del podio nella specialità 100 metri, sta attirando attenzioni, critiche e dubbi.
Dopo lo spettro del doping alzato contro Jacobs nei giorni scorsi dalla stampa inglese, adesso è Usain Bolt a criticare ferocemente il campione italiano. Perché? Le scarpe usate per vincere sarebbero un’innovazione "strana ed ingiusta".
Le scarpe magiche di Jacobs
Che Usain Bolt non gradisse troppo i paragoni con Jacobs era parso evidente sin dalle prime ore: con un tempo di inferiore al record mondiale di Bolt di soli 22 millesimi, quella di Jacobs è una medaglia che non poteva passare inosservata.
Il velocista giamaicano, coinvolto dalla stampa e dai fan in più occasioni, ha fatto sapere a mezzo social – e senza troppa diplomazia – di non apprezzare i paragoni con l’italiano.
E rincara la dose, dichiarando che le scarpe usate da Marcell Jacobs sono un’innovazione “strana ed ingiusta" ed “al limite del ridicolo", in grado di aiutare la prestazione atletica falsando i risultati della competizione.
Cosa avrebbero di così speciale le scarpe di Jacobs, definite addirittura "magiche"? Si chiamano Nike MaxFly, pesano 173 grammi, hanno un tacco di appena 20 millimetri di spessore ed una punta particolare.
Ma soprattutto, le scarpe di Jacobs presentano una piastra di carbonio all’interno della suola, più larga della pianta del piede, che aumenta la stabilità dell’atleta su terra ma è anche la responsabile ultima dell’effetto super molla criticato da Bolt.
Le scarpe "magiche" favorirebbero accelerazione e progressione: un motivo in più, da parte del velocista giamaicano, per non ammettere paragoni tra i suoi record ed il nuovo oro olimpico.
Interessante andare a vedere che ne pensa Marcell Jacobs, delle sue scarpe definite "ridicole": secondo l’allenatore Paolo Camossi, l’atleta italiano trova le MaxFly "leggermente penalizzanti nel primo tratto e vantaggiose nel finale".
Secondo alcune analisi, le scarpe ultratecnologiche di Jacobs possono migliorare la velocità dell’atleta fino a 8 centesimi – un intervallo più che dirimente, nei 100 metri piani. Tuttavia, si tratta di calzature approvate per la disciplina dalla World Athletics e definite regolamentari per le Olimpiadi di Tokyo.
Innovazione e sport: dalla pelle di squalo alle scarpe al carbonio
Lo sport, specie ai più alti livelli, è da sempre un territorio di sperimentazione per materiali e tecnologie all’avanguardia: dal casco il polistirene adottato recentemente dai ciclisti del Giro d’Italia fino alle protesi "cheetah" in fibra di carbonio di Oscar Pistorius, sono molti i contributi della tecnologia allo sport.
Tra quelli che fecero parlare di più, i costumi in "pelle di squalo" di Speedo: il nuotatore australiano Ian Thorpe vinse tre medaglie d’oro e infranse tre record mondiali, indossando il particolare costume intero. Era il 2000, ed erano le Olimpiadi di Sidney.
Dieci anni dopo la Federazione Internazionale del Nuoto (FINA), proibì l’uso dei costumi in poliuretano nelle competizioni: l’uso dei cosiddetti costumi LZR Racer, le cui fibre sintetiche imitano la pelle dello squalo, riducono la frizione dell’acqua fino al 24%.
La loro introduzione nel 2008 condusse ai leggendari campionati Europei di Croazia in cui caddero, in pochi giorni, ben 17 record mondiali: la FINA, a quel punto, non poté che prendere provvedimenti in materia di costumi.
Lo sport è ormai coinvolto a tutto tondo dall’evoluzione di tecniche e materiali di ultimissima generazione, e si conferma anzi un territorio di prova privilegiato. C’è da capire, come giustamente osservato dagli analisti internazionali, come e quanto l’introduzione di nuove tecnologie – spesso sperimentali – possa favorire le prestazioni degli atleti.
Resta un dato, in merito alle parole di Usain Bolt: non sappiamo se le scarpe di Jacobs saranno o meno approvate dalla World Athletics per le prossime Olimpiadi, quel che è certo è che a Tokyo Marcell Jacobs non era l’unico ad indossarle.
Era l’unico, però, in grado di battere il tempo di Bolt di Rio 2016 e vincere una medaglia d’oro che, per quanto ne sappiamo, farà ancora parlare di sé.