Quelle di Tokyo sono le prime Olimpiadi senza pubblico, ma anche le prime a impegnarsi sul fronte delle emissioni per limitare l’impatto ambientale.
È la prima volta, nella storia dei giochi olimpici, che le Olimpiadi vengono rimandate piuttosto che cancellate. I giochi di Tokyo 2020 sono sin dal principio come un evento eccezionale agli occhi di tutto il mondo, che segue i complicati contorni di uno scenario diviso tra la pandemia Covid e gli effetti drammatici del riscaldamento globale.
Quelli di Tokyo sono i primi giochi olimpici a svolgersi senza la presenza di pubblico, a causa dei numerosi allarmi lanciati dalla comunità scientifica internazionale in merito al rischio sanitario legato ad un eventuale presenza di pubblico.
E sono anche i primi giochi olimpici in cui un Governo si impegna esplicitamente a garantire la sostenibilità ambientale della manifestazione, delle sue fasi preparatorie e della rete di infrastrutture necessaria al suo svolgimento.
Un impegno per il pianeta e per le persone
Il piano di sostenibilità per Tokyo 2020 è stato pubblicato nel Novembre del 2018 dal Comitato organizzatore delle Olimpiadi, e porta il titolo "Diventiamo migliori, insieme – Per il pianeta e le persone".
Il Giappone è uno dei Paesi che registra le più alte emissioni di carbonio al mondo: il comitato olimpico di Tokyo 2020 intende così dimostrare che anche un Paese così coinvolto nell’inquinamento globale può contare su impegno e responsabilità per costruire un futuro più verde per il pianeta.
Il piano di sostenibilità di Tokyo 2020 si fonda su sei specifici ambiti di azione, che vanno dal riscaldamento globale alla gestione delle risorse, passando per la tutela della biodiversità.
Nelle location delle competizioni, ma anche presso il villaggio olimpico, viene usata esclusivamente energia elettrica proveniente da fonti rinnovabili, e la rete di trasporti connessa all’evento è costituita da una flotta dei veicoli elettrici, che punta ad avvicinare il più possibile l’evento ad uno status di zero emissioni.
Per quanto riguarda la gestione delle risorse, il comitato olimpico segue la filosofia "zero sprechi" applicando lo schema delle 3R (Riduci, Riusa, Ricicla): sembra addirittura che il villaggio olimpico sia stato arredato con letti di cartone riciclato.
Il 99% dei beni acquisiti per le Olimpiadi sono riciclati, presi in prestito o riutilizzati, mentre si punta a riutilizzare o riciclare almeno il 65% dei rifiuti prodotti durante l’intera manifestazione.
Una grande attenzione è riposta anche all’uso consapevole delle risorse idriche: le sedi dei giochi sono dotate di efficienti sistemi di filtraggio che consentono di raccogliere acqua piovana ed utilizzare acque di ricircolo.
L’impatto di Tokyo 2020 sul clima
Secondo le proiezioni della comunità scientifica internazionale, le Olimpiadi di Tokyo potrebbero rilasciare nell’atmosfera circa 2,70 tonnellate di CO2, più di quanta ne emetta in un anno un Paese come il Montenegro.
Certo è che la totale assenza di pubblico gioca un ruolo importante nella definizione di questi numeri, in particolare se si pensa che buona parte delle emissioni sono quelle legate ai trasporti, soprattutto aerei, per raggiungere la sede delle Olimpiadi.
In tal proposito, il comitato afferma che escluse le emissioni legate a viaggi e soggiorni, l’impatto totale non supererà le 340.000 tonnellate di CO2.
Nei report ufficiali, però, oltre la metà delle emissioni è quella dovuta alla costruzione e al rinnovo dell’immane rete infrastrutturale necessaria allo svolgimento dei giochi olimpici. Come a dire, il peggio è fatto.
Senza contare il fatto che soltanto il 30% dell’energia usata per Tokyo 2020, ammette un portavoce del comitato, proviene da fonti di energia pulita: rinnovabile sì, in sostanza, ma ancora tutt’altro che "verde".
Invece di ridurre le emissioni, però, si possono finanziare progetti che lo fanno. Il governo giapponese ha così sostenuto progettualità che hanno consentito al mondo di risparmiarsi l’emissione di oltre 4 milioni di tonnellate di gas serra.
Alessandra Caraffa