Rifiuti spaziali: quanti sono gli oggetti che vagano intorno alla Terra e come stanno pensando di raccogliere l'immondizia nello spazio
La scorsa primavera ha rivelato quanto può essere pericoloso viaggiare intorno alla Terra insieme all’immensa quantità di rifiuti spaziali che "galleggiano" nello spazio.
Lo scorso 23 Aprile l’equipaggio di Crew Dragon, diretto verso la ISS, è stato messo in allarme dal centro di controllo per una possibile collisione con un oggetto non identificato.
A Maggio è stata la volta del Canadarm2, il braccio meccanico canadese ancorato alla Stazione Spaziale Internazionale, danneggiato da un detrito non monitorato. I rifiuti spaziali sono sempre di più, e stanno diventando un pericolo concreto per l’esplorazione spaziale.
Quanti rifiuti ci sono nello spazio?
La mappatura ed il monitoraggio dei rifiuti spaziali è oggi una priorità sia per le agenzie spaziali sia per le compagnie commerciali che si vanno affacciando al business dei viaggi spaziali.
Dei circa 34mila oggetti più grandi di 10 centimetri che si stima orbitino intorno alla Terra, infatti, meno di 30mila sono monitorati in maniera sufficientemente precisa per evitare possibili impatti.
Si stanno quindi studiando sempre più soluzioni per mappare e controllare la spazzatura spaziale, essenzialmente con l’uso di radar e laser disseminati sulla superficie del nostro pianeta.
Ma quanti sono gli oggetti perduti nello spazio? Si stima che, oltre agli oggetti più grandi, viaggino senza regole nello spazio più di 900mila oggetti con una dimensione compresa tra 1 e 10 centimetri, e che quelli ancora più piccoli superino i 100 milioni di pezzi.
Si tratta di oggetti e detriti che originano da collisioni, rotture, esplosioni ma anche dal naturale deperimento dei materiali dei mezzi spaziali, come pezzi di vernice o metallo che possono staccarsi e restare a vagare nell’orbita terrestre.
Il problema è evidente: se siamo passati da poco più di 700 ad oltre 4500 satelliti in orbita in soli vent’anni, è chiaro che trovare una soluzione al più presto può essere dirimente, per il futuro dell’esplorazione spaziale, specie nel momento in cui le missioni umane si andranno intensificando.
Come puliremo lo spazio
Uno dei primi grandi progetti per tracciare i detriti spaziali è lo Space Fence, un sistema radar posizionato nelle Isole Marshall che effettua oltre due milioni di osservazioni ogni giorno.
Ad ampliare la platea di radar e strumentazioni che dalla Terra tentano di rintracciare a monitorare l’immondizia spaziale ci sono anche aziende private, come la LeoLabs e la ExoAnalytics, che stanno intensificando gli sforzi per rintracciare detriti sempre più lontani e con sempre maggiore precisione.
Altre aziende stanno affrontando la questione usando i telescopi: la Northstar sta costruendo dei satelliti che monitoreranno i detriti spaziali direttamente dall’orbita, una sorta di sistema di sicurezza che dovrebbe essere lanciato entro il 2023.
Ma il progetto più interessante del momento, in materia di rifiuti spaziali, è quello della start up Rocket Lab, che sempre nel 2023 lancerà un satellite dimostrativo in grado di raccogliere l’immondizia.
In collaborazione con Astroscale Japan, un’azienda privata giapponese, Rocket Lab lancerà il progetto ADRAS-J, il primo a prevedere la rimozione attiva dell’immondizia dall’orbita.
Il satellite che sarà lanciato in questa prima dimostrazione si aggancerà ad un pezzo di razzo in disuso: la prima missione non prevede ancora la rimozione della spazzatura, ma è pensata per testare la capacità del piccolo satellite di agganciarsi al detrito e studiarlo più da vicino.
Una seconda missione, ancora non confermata, si occuperà di eliminare fisicamente il detrito. Come sottolinea il CEO di Rocket Lab, Peter Beck, "la capacità di rimuovere satelliti e detriti dall’orbita alla fine del loro ciclo vitale giocherà un ruolo cruciale nell’assicurare un ambiente spaziale sostenibile nel futuro".