Le teorie del multiverso nella scienza e nel cinema: gli universi paralleli possono interagire oppure no, ma restano una suggestione unica.
Quando il matematico e filosofo tedesco Gottfried Leibniz affermò, a cavallo tra il XVII e il XVIII secolo, che "viviamo nel migliore dei mondi possibili", i più illustri contemporanei si fecero apertamente beffe dell’affermazione.
La teoria del filosofo prendeva le mosse dalla convinzione che Dio non avrebbe potuto scegliere per l’umanità che il migliore dei mondi a disposizione, e sembra essere uno dei primi indici puntati verso la possibilità dell’esistenza di diversi universi paralleli.
La teoria del multiverso
L’ipotesi che co-esistano, fuori dal nostro spazio-tempo, diversi universi paralleli ha coinvolto la comunità scientifica soltanto nel XIX secolo, quando Hugh Everett III nel 1957 diede la prima interpretazione "a molti mondi" della meccanica quantistica.
Tale interpretazione vede ogni evento come un bivio, dai cui diversi esiti originano mondi paralleli che non possono in alcun modo interagire. La teoria di Everett, che forniva una soluzione al complicatissimo problema della misurazione nella meccanica quantistica, è alternativa alla cosiddetta interpretazione di Copenhagen, che negava la possibilità di effettuare misurazioni precise in ambito di meccanica quantistica.
Molti anni dopo, la teoria del multiverso o dell’esistenza di universi paralleli, viene riaffermata come possibile diretta conseguenza di altre teorie scientifiche, prime tra tutte la teoria delle stringhe e quella sull’inflazione caotica.
La teoria delle stringhe, ancora in fase di sviluppo e fondamentale per gli attuali studi cosmologici su buchi neri e origine dell’universo, emerge negli anni Settanta ad opera dei fisici Nambu, Nielsen e Susskind, ma non ha alcun successo nella comunità scientifica fino a tempi molto più recenti.
Tentando di conciliare meccanica quantistica e teoria della relatività generale, la teoria delle stringhe è un modello fisico in cui gli elementi fondamentali dell’esistente non sono più oggetti di dimensione nulla, quali erano le particelle puntiformi delle precedenti teorie.
Secondo la teoria delle stringhe è possibile calcolare il numero di dimensioni dell’universo, che non è quattro, come ci si aspetterebbe dalla somma dei tre assi spaziali e dell’asse temporale, ma ventisei.
Quasi tutti i modelli legati alla teoria delle stringhe prevedono l’esistenza di universi paralleli, come anche la Teoria delle bolle, o dell’inflazione caotica.
Nata come estensione della teoria del Big Bang, questa variante della teoria dell’inflazione eterna ipotizza che dall’esplosione primordiale scaturì un universo inflazionario infinito, di cui il nostro universo è soltanto una parte.
Per la teoria delle bolle di Andrej Linde, ogni bolla creata dall’originaria schiuma quantica è un universo, collegato agli altri universi tramite i wormhole teorizzati da Einstein, cunicoli spazio-temporali che permetterebbero di passare da una dimensione all’altra.
Universi paralleli: da Donnie Darko al Doctor Strange
La teoria delle bolle risale agli anni Ottanta, ed è l’unico modello di multiverso che abbia mai ricevuto delle conferme sperimentali. È, per esempio, il multiverso di Donnie Darko, film del 2001 in cui il protagonista crea addirittura da sé il wormhole in grado di attraversare gli universi paralleli e risucchiare così un motore di reattore piombato in camera sua da un altro universo.
Il cunicolo spazio-temporale teorizzato da Einstein tra universi paralleli è ampiamente ripreso da Interstellar: nel film del 2014 di Christopher Nolan è la NASA stessa a condurre gli astronauti attraverso il wormhole, alla scoperta di altri mondi capaci di ospitare la vita. Leggendaria l’elaborazione grafica del mondo a cinque dimensioni nella forma dell’ipercubo, in cui ogni istante della vita della piccola Murph si moltiplica all’interno della sua stanza.
In materia di multiverso, non può non tornare alla mente il capolavoro sci-fi del 1999 Il tredicesimo piano, in cui universi paralleli e realtà virtuale si incontrano in una simulazione immersiva della Los Angeles del 1937 in cui ogni giocatore può interagire con altri personaggi.
Più affine alla prima teoria del multiverso, la famosa interpretazione "a molti mondi" della meccanica quantistica, tutta la schiera di film e serie tv in cui tra universi paralleli è impedita ogni interazione: Marty Mcfly che va a complicare il passato dei genitori cambierà il futuro proprio perché da ogni evento origina un intero universo di conseguenze.
È quel che avviene anche alla splendida Helen in Sliding Doors, film del 1998 in cui la vita di una giovane donna si sdoppia su due universi paralleli a seguito di una banale scelta.
È lo stesso "intoccabile" universo parallelo che appare in alcuni episodi della serie classica di Star Trek, un universo distopico in cui la Federazione non esiste, popolato dagli alter ego malvagi dei protagonisti.
Più recentemente, anche il mondo Marvel ha abbracciato la possibilità del multiverso: in Doctor Strange, del 2016, la Dimensione Oscura è una realtà parallela che non segue le leggi della fisica. Un universo parallelo capace però di interagire con il nostro, tanto che vengono edificati tre santuari, a New York, Londra e Hong Kong, per proteggere la Terra dalle altre dimensioni. E a dicembre scopriremo di più sul metaverso anche nel nuovo film Spider-Man: No Way Home.
Alessandra Caraffa