After several accusations of prior censorship, the social of changes course. Now explicit content will also be shown, provided that they are news
It has always been one of the most contested features of Mark Zuckerberg's social network, so much so that more than one person (simple users, as well as journalists and members of the international press) has not hesitated to talk about censorship on Facebook.
To avoid continuing to attract such criticism, the most famous and best known social network in the world has decided to change its policy, ensuring that even explicit content (photos and images depicting nudity and violence, just to name two examples) are displayed in the users' news feed. Ciò non vuol dire che, da ora, tutto è permesso: il team di verifica e controllo continuerà a rimuovere quei post che sono contrari alle regole della community, mentre saranno ammesse condivisioni significative, ancorché “scandalose”.
Il caso Vietnam
Il tema della censura su Facebook è, a suo modo, ciclico e torna a ripetersi di tanto in tanto. A cavallo tra l’estate e l’autunno 2016, però, un caso particolarmente eclatante fa accendere i riflettori della stampa internazionale sulle cancellazioni dei contenuti espliciti da parte di Facebook. Il social network, infatti, elimina un post di uno dei maggiori quotidiani norvegesi perché caratterizzato da immagini di nudo. Peccato, però, che il giornale scandinavo altro non avesse postato che la foto simbolo della Guerra del Vietnam: quella della bambina che corre piangendo, nuda e bruciata dal napalm delle bombe sganciate sul suo villaggio.
Fonte foto: web
Il direttore del quotidiano norvegese e la lettera indirizzata a Mark Zuckerberg
Il social network torna ben presto sui propri passi, ma la bomba (quella mediatica, in questo caso) era ormai stata sganciata: le accuse di censura nei confronti di Facebook non si sono fatte attendere e a poco sono valse le scuse dei vertici del gruppo. La mossa di oggi, quindi, serve a evitare che si ripetano casi del genere: meglio concedere qualche cosa in più agli organi della stampa, piuttosto che finire costantemente nell’occhio del ciclone.