Jeff Bezos accusa la NASA di favorire Space X di Elon Musk e fa la sua offerta per rientrare in gioco nel programma Artemis per la colonizzazione della Luna.
Non è la prima volta che Blue Origin, la compagnia spaziale di Jeff Bezos, esprime dubbi sull’operato dell’Agenzia Spaziale Americana. Seppur con toni sempre adeguati all’autorevolezza dell’interlocutore, Bezos non fa mistero di non gradire l’ultima decisione della NASA e scrive una lettera aperta all’Amministrazione Nelson.
La NASA: andremo sulla Luna con Space X
Pubblicata sul sito di Blue Origin e datata 26 luglio 2021, la lettera indirizzata alla NASA è una protesta per la decisione di affidare in via esclusiva a Space X il contratto per lo studio e la realizzazione del Human Landing System (HLS).
Il sistema di atterraggio lunare è una parte importante del programma Artemis, che si prevede porterà gli uomini sulla Luna in via stabile nel 2024.
Lo scorso 30 aprile, la NASA selezionò tre aziende per la costruzione di tre differenti landing systems: a competere Space X, Dynetics e ovviamente Blue Origin. Soltanto Space X, tra le tre, è stata alla fine selezionata per lo sviluppo del lander per il programma Artemis. La NASA ha giustificato l’esito del bando menzionando apertamente le esigenze di budget: è stato scelto il progetto di Space X in quanto presenta dei costi più bassi rispetto ai competitor.
La decisione della NASA ha toccato l’orgoglio dell’agenzia di Bezos: oltre a non temere una competizione “al ribasso", il patron di Amazon aveva annunciato già nel 2016 lo sviluppo di un programma di attracco lunare che si chiama Blue Moon e che prevede di raggiungere la Luna – guarda caso – nel 2024.
In molti, infatti, si aspettavano che la NASA avrebbe scelto almeno due delle tre compagnie in ballo, cosa che avrebbe garantito la disponibilità di due veicoli progettati diversamente: alla fine, la NASA ha deciso che sulla Luna ci andrà la Spaceship di Elon Musk, l’affascinante gigante d’acciaio capace di "piegarsi sulla pancia" in volo.
La lettera di Bezos
La lettera aperta di Jeff Bezos alla NASA vuol essere un tentativo di convincere l’Agenzia a recuperare l’idea di competizione alla base del bando aperto per Artemis, e riaprire così alla partecipazione di Blue Origin nel progetto.
Nella lettera si accusa la NASA di aver conferito "un vantaggio di molti anni e di molti miliardi di dollari" a Space X.
Tale decisione "esce dagli schemi che la NASA ha applicato con grande successo alla progettazione di programmi spaziali commerciali, e mette fine a una competizione che sarebbe stata significativa nel prossimo futuro".
Secondo Bezos, e la cosa non può stupire, la competizione è l’unica strategia vincente. Il magnate di Amazon si trova così a consigliare paternamente alla NASA di "riabbracciare la sua originaria strategia, basata sulla competizione".
"Senza competizione", si legge nella lettera, "le ambizioni della NASA sulla Luna saranno rallentate, costeranno di più e non serviranno l’interesse nazionale".
Bezos punta sulla sostenibilità: il lander di Blue Origin è alimentato ad idrogeno liquido, che "non è soltanto il combustibile più efficiente per i veicoli spaziali, ma può anche essere minato sulla Luna" – ricalcando in questo l’eterno rivale Musk, le cui navi spaziali usano il metano proprio per la nota possibilità della sua presenza sulla superficie di Marte.
E conferma la sua offerta: "Blue Origin coprirà i deficit di budget posticipando di due anni fiscali tutti i pagamenti dovuti dalla NASA fino a 2 miliardi di dollari", non soltanto nei prossimi anni ma per sempre: quello che inizialmente era un semplice anticipo di capitale, diventa così un vero e proprio sconto di 2 miliardi. Inoltre, "contribuirà a proprie spese allo sviluppo e al lancio di una missione di ricognizione in suborbita" che aiuterà le fasi di rientro sulla Terra.
Bezos chiede dunque di rientrare in gioco, e lo fa mettendo sul piatto la sua ricchezza in maniera piuttosto aperta. "Sono onorato di offrire tanto alla NASA", scrive Bezos, "e grato di essere nella posizione economica di poterlo fare".
Alessandra Caraffa