Scoperta una nuova classe di pianeti. Secondo i ricercatori di Cambridge, tra due o tre anni avremo le prime tracce biologiche al di fuori del pianeta.
Una ricerca dell’Università di Cambridge pubblicata sull’ultimo numero di The Astrophysical Journal getta nuova luce sull’esplorazione dei pianeti che potrebbero ospitare, o aver ospitato, la vita.
La ricerca introduce una nuova classe di pianeti, sconosciuta e non classificata fino allo scorso mese, che i ricercatori hanno definito Hycean Planets.
Hycean Planets: simili alla Terra, coperti da oceani
Non capita di frequente che una ricerca conduca alla classificazione di una nuova classe di pianeti: lo studio dell’Università di Cambridge ha scoperto una nuova classe di pianeti che ha definito Hycean, una parola che potrebbe essere tradotta come "idroceanici".
Si tratta di un termine che mette insieme i termini Idrogeno ed Oceano, ad indicare dei pianeti che ricordano molto la Terra, proprio in quanto coperti – parzialmente o completamente – da oceani.
La definizione che ne danno i ricercatori è "una nuova classe di pianeti abitabili ricchi di acqua all’interno e sterminati oceani sotto atmosfere ricche di H2", idrogeno.
Fino ad oggi, la ricerca di tracce di vita sugli esopianeti al confine del Sistema Solare andava concentrandosi su due classi particolari di corpi celesti: le super-Terre e i mini-Nettuno, pianeti rocciosi molto più grandi della Terra i primi, pianeti gassosi estremamente più piccoli di Urano o Nettuno i secondi.
I pianeti Hycean sembrerebbero includere entrambe le classi: sono più piccoli delle super-Terre ed avrebbero una densità a metà strada tra quella tipica dei pianeti rocciosi, come appunto la Terra, e quella dei mini-Nettuno, che presentano densità molto basse al di sotto di pesanti atmosfere di idrogeno ed elio.
"Con densità tra quelle delle super-Terre e dei più estesi mini-Nettuno", si legge nel paper, "i pianeti Hycean possono essere degli ottimi candidati per la ricerca di condizioni di abilitabilità esoplanetaria". In soldoni, secondo i ricercatori la possibilità di trovare tracce di abitabilità potrebbe essere molto più alta che altrove, concentrandosi su questo tipo di pianeti. Sarebbero infatti molto più numerosi di quelli simili alla Terra, che è il pianeta roccioso più grande dell’intero Sistema Solare.
Avremo presto segni di vita esoplanetaria
I pianeti idroceanici possono essere "molto più grandi rispetto a quelli considerati sino ad oggi abitabili", e la zona abitabile di tali pianeti potrebbe essere "significativamente più estesa di quella del tipo terrestre".
Fino ad oggi gli astronomi hanno cercato tracce di vita in pianeti simili alla Terra per dimensioni, massa, temperatura e composizione atmosferica. La strada aperta dalla ricerca di Cambrige va in tutt’altra direzione, e potrebbe riservare delle sorprese.
Il Dottor Nikku Madhusudhan, a capo del team della ricerca, afferma che "i pianeti idroceanici aprono una nuova strada nella ricerca di tracce di vita esoplanetaria", e potrebbe condurre ad importanti prove già nel giro di due o tre anni.
Da quando fu identificato il primo esopianeta trent’anni fa, sono stati classificati migliaia di pianeti esterni al Sistema Solare: la stragrande maggioranza di essi rientrava fino a pochi giorni fa nelle classi delle super-Terre e dei mini-Nettuno, oggi sappiamo che esistono delle vere e proprie “vie di mezzo" capaci di ospitare la vita sotto profonde atmosfere di idrogeno.
La ricerca guidata da Madhusudhan, che è già di portata storica, apre la strada alla possibilità di una nuova classificazione degli esopianeti, a partire dall’assunto che semmai troveremo tracce di vita al di fuori del sistema che ospita la Terra, probabilmente ciò avverrà su uno dei pianeti coperti dagli oceani.
Il nucleo roccioso, nei pianeti Hycean, costituisce circa il 10% della massa del pianeta, mentre il restante 90% è composto di acqua. "Nel giro di due o tre anni" afferma Madhusudhan "potremmo già vedere la prima firma biologica, se questi pianeti ospitano la vita".
Il lancio del telescopio James Webb, previsto per il prossimo Novembre, potrebbe aiutare la ricerca ed accelerare così all’improvviso la secolare ricerca di vita oltre i confini della Terra.
Alessandra Caraffa